I.P.R. Istituto di Psicologia Relazionale

Le Origini del Modello Consenziente

LA NASCITA DELLA PSICOTERAPIA SISTEMICO-RELAZIONALE (da Bogliolo, 2008). La psicoterapia familiare prese origine come approccio originale ed innovativo negli anni ’50. Lo sviluppo del movimento di terapia familiare ha un’origine separata tra gli studiosi della east coast e quelli della costa pacifica. I primi, di formazione analitica, modificarono una parte dei loro assunti, i secondi, partiti da ricerche scientifiche facevano riferimento ad un modello cibernetico . Il riferimento era anche alla Teoria Generale dei Sistemi, così come fu formulata da Van Bertalanffyi (1971,1978). Agganciati alle teorie della comunicazione, questi studi forniranno il substrato teorico ed epistemologico che permetterà di collegare queste teorie alla pratica clinica. Anche se sussistevano le teorie che designavano la famiglia come responsabile dei disagi mentali dei figli, genitori trovarono uno spazio sempre maggiore nel trattamento dei problemi psicologici del bambino. E’ di questi anni la produzione scientifica di Gregory Bateson. Bateson era un antropologo. Sul finire del 1952 Bateson reclutò un gruppo di importanti collaboratori quali John Weakland, Jay Haley, William Fry, .Il gruppo iniziò le sue ricerche sul comportamento comunicativo del soggetto schizofrenico e le ricerche approdarono ad un articolo pubblicato nel 1956 , intitolato “Toward a Theory of Schizophrenia. Successivamente a Fry subentrò Don D. Jackson. Costituitosi il MRI (Mental Research Institute), nel 1961 fu di grande rilevanza fu l’arrivo di Paul Watzlawick. L’attività del MRI si spostò nettamente verso lo studio clinico delle famiglie, il significato patogeno delle comunicazioni distorte, la possibilità di intervenire con la psicoterapia. Da Watzlawick, Jackson e Beavin emerse il famoso Pragmatica della comunicazione umana, pubblicato nel 1967, che consacrò e diffuse nel mondo la prima teorizzazione completa dell’approccio sistemico.

Intanto nella East Cost degli Stati Uniti si assistè un diverso percorso culturale. Qui i teorici partivano da una formazione e di una tradizione di tipo analitico, che rielaborarono alla luce di una visione congiunta della famiglia. Essi valorizzavano molto la emotività del terapeuta, l’istinto e la creatività. Tra questi N. Ac­kerman, Framo J.L., Bowen M., Boszormenyi-Nagy I., che introdussero anche il livello intergenerazionale.

 

Dalle due matrici emergeranno e si diffonderanno le più importanti scuole di psicoterapia familiare. In Italia la psicologia relazionale apparve verso la fine degli anni 60, quando Mara Selvini Palazzoli aprì il suo centro milanese. Assieme a Boscolo , Cecchin e la Prata, riprese l’idea batesoniana che la men­te, o le menti, di un sistema si coordinano attor­no a catene di significati che, connessi tra lo­ro, diventano struttura portante del sistema mentale stesso. Ecco che il costruire “mappe”, descrizioni, ipotesi intese come preposizioni che collega­no tra loro altre preposizioni descrittive, viene ad essere considerata l’attività fondamentale di un terapeuta. L’ipotesi, in quanto struttura cognitiva che connette fatti e significati, diviene la forma di base del siste­ma terapeutico e l’ipotizzare diviene l’intervento per eccellenza. A Roma, Luigi Cancrini si occupò delle componenti familiari (e sociali) connesse al comportamento di giovani adolescenti tossicodipendenti. Il suo gruppo di ricerca clinica pubblicò nel 1974 su un numero monografico della Rivista di psichiatria una prima rassegna della nuova epistemologia (Malagoli Togliatti M. e Coll. 1974). Nello stesso periodo Maurizio Andolfi, dopo una intensa esperienza americana, aprì la sua scuola a Roma. Col diffondersi della pratica clinica si attraversò una fase in cui il terapeuta appariva come una sorta di mago, o di prestigiatore, capace di condurre abilmente una famiglia verso il cambiamento delle sue regole e del suo funzionamento e di conseguenza alla salute e al superamento di ogni problema.

 

 

LE RADICI CULTURALI DELL’APPROCCIO CONSENZIENTE. L’impostazione culturale e teorico-clinica dell’Istituto di Psicoterapia Relazionale si è evoluta insieme alla storia del movimento di terapia familiare. All’inizio ci si riferiva ai modelli classici, con particolare richiamo a studiosi come G. Bateson, J. Haley, P. Watzlawick, S. Minuchin, M. Bowen, C. Whitaker, Virginia Satir, ma ebbero su di noi influenza anche i contributi italiani di L. Cancrini e M. Selvini Palazzoli.

Abbiamo vissuto i successivi sviluppi che hanno segnato il cammino della psicologia relazionale: durante gli anni ’80, attraverso l’approccio evolutivo. il passaggio dalla prima cibernetica alla cibernetica di secondo ordine ha permesso di riconoscere la relazione tra sistema osservatore e sistema osservato. Poi la cibernetica di secondo ordine, il problema della complessità. Ci si è andati orientando verso una famiglia intesa come sistema emozionale centrato sulla tensione tra coesione e differenziazione. Una evoluzione importante ha portato alle figure significative del passato e ai segnali di coinvolgimenti emotivi di tipo pluri o trigenerazionale. Alla ricerca sulla clinica si è aggiunta quella sulla relazione famiglia-terapeuta e quindi la riflessione sui pregiudizi e le emozioni del terapeuta stesso.

 

 

GLI SVILUPPI DELLA CONSENZIENZA. Dal latino “cum-sentire”, “sentire con”, l’approccio consenziente iniziò la sua storia come una modalità più funzionale al trattamento delle patologie psicologiche più importanti, utilizzando uno stile terapeutico basato sul rispetto, l’accoglienza, la connessione con la storia dell’altro e quindi meno strategico e direttivo degli approcci terapeutici utilizzati in quegli anni, ad esempio dalle scuole cosiddette strategiche. Si può dire che il modello consenziente, proposto da Bogliolo e dal gruppo che ne ha costituito la Scuola, in qualche modo costituisce l’approdo attuale di tutto il fermento che ha accompagnato la storia della terapia familiare. Parole come rispetto, alleanza, colleganza, empatia, connessione, adesione, coevoluzione acquistano un significato primario a scapito delle impostazioni che prediligono direttività, strategia, provocazione, input – output, destabilizzazione etc.

Partito come una necessità, nella esperienza clinica di frequenti fallimenti con le famiglie gravemente disfunzionali, il modello è divenuto un’attitudine, una qualità del terapeuta, che deve essere presente anche quando, di fronte a situazioni più facili, egli potrà ricorrere a qualche intervento tecnico classico. Infatti, il suo utilizzo ebbe inizio con famiglie particolarmente rigide, quelle dei Centri di Salute Mentale, che presentavano al loro interno componenti con patologie individuali spesso assai severe, post legge Basaglia, con le quali era necessario trovare un’associazione continua, quello che Bogliolo definirà Joining Continuo. Nella Terapia individuale sistemica, o Terapia Sistemico familiare con un solo componente, così come definito da Bogliolo, gli incontri prevedono una convocazione individuale. Il paziente, pur essendo solo nella stanza di terapia, porta comunque con sé tutte le relazioni significative che animano la propria vita nel presente, nel passato e nell’ipotetico futuro. L’attenzione del terapeuta sarà pertanto in ogni modo rivolta alla dimensione relazionale ed interattiva della persona, non tralasciando comunque pensieri, emozioni, storie e vissuti legati alla dimensione individuale.

Il pensare, l’agire consenziente è divenuto poi un modo di essere e di fare del terapeuta, un atteggiamento mentale che va configurandosi durante tutta la formazione dell’allievo terapeuta, fino a costituirne la sua naturalità, unitamente alla sua autenticità come persona. Il terapeuta consenziente è meno direttivo ma non meno attivo: deve continuamente ricercare una congruenza strutturale con la famiglia allo scopo di favorire la “creazione di un dominio consensuale, condizione fondante perché ci sia perturbazione” (Telfner).

Il terapeuta non rimane fuori dal sistema familiare, separato, in una posizione di potere e di controllo. Non insegna e non spiega; non lotta con la famiglia per cambiarla; si interessa delle persone e delle loro storie per incoraggiare nuovi percorsi (Bogliolo 2020).

I cardini dell’approccio per il terapeuta sono il:

  • CONSENTIRE (CUM-SENTIRE), partecipare al mondo della famiglia, capisce e condivide ciò che essa porta, coglie ed entra in contatto emotivo con loro, mantenendosi differente;
  • COMPARIRE (CUM PATIRE), partecipare empaticamente alla sofferenza o al disagio altrui, tra il sentire e l’aderire, tra mente ed emozione;
  • COMPRENDERE (CUM-PRENDERE), avere la capacità di vivere le connessioni cognitive ed emotive con famiglie, coppie ed individui, in un percorso co-costruito con l’altro.

Il terapista nel corso della sua formazione apprende tutti gli aspetti peculiari del fare ed essere un terapeuta consenziente, dentro uno stile unico e personale, attraverso gli approfondimenti teorici, tecnici e quelli esperienziali in aula con il proprio gruppo di formazione e nelle terapie che potrà condurre in supervisione diretta con i docenti della Scuola.

Bibliografia per approfondire l’approccio consenziente

Dalla scultura alla rappresentazione spaziale della famiglia. Trasmissione transgenerazionale, evocazioni, emozioni nella formazione e in psicoterapia, di Corrado Bogliolo, Dario Capone, Antonio Puleggio. Armando Editore, 2012

Fare ed essere terapeuta. Dubbi e domande in terapia relazionale di Corrado Bogliolo. Franco Angeli, 2018

Interventi relazionali. Contributi alle psicoterapie e ai processi di aiuto, di Corrado Bogliolo (a cura di), Ed. Borla, 2003

L' approccio consenziente in psicoterapia sistemico relazionale. Percorsi ispirati a Gregory Bateson di Corrado Bogliolo - Quaderni di EXagere 2020

Manuale di mediazione familiare. Proteggere i figli nella separazione di Corrado Bogliolo, Anna M. Bacherini. Franco Angeli, 2016

Manuale di psicoterapia relazionale della famiglia. Tradizioni ed evoluzioni della relazione terapeutica, di Corrado Bogliolo. Franco Angeli, 2009

Transgenerazionalità e psicoterapie. Una rassegna di ipotesi ed esperienze. di Corrado Bogliolo (a cura di). Franco Angeli, Milano, 2013

Altri riferimenti bibliografici per approfondire l’approccio sistemico relazionale: Letture

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